BONTA', CATTIVERIA, CORTESIA

Ritratti di parole

Cattiveria abitava in un tugurio, dove a malapena entrava lei. Così non aveva mai invitato amici o parenti a visitare casa sua.

Un giorno si presentò Bontà, una sua compagna di scuola, chiedendo un bicchiere d’acqua: aveva corso nel parco accanto ed era molto accaldata.

Con malagrazia, Cattiveria la lasciò sulla porta, entrò in casa e ne uscì con un bicchiere d’acqua che pareva anche non troppo pulita.

Mentre Bontà beveva, giunse Cortesia, salutò entrambe le sue amiche – pure lei era stata loro compagna di scuola – e chiese ingenuamente a Cattiveria di invitarle in casa per fare due chiacchiere.

“Sono impegnata, sto per uscire,” rispose indispettita Cattiveria.

“Bene, allora ci accompagneremo a te. Ci farebbe piacere ricordare i vecchi tempi!” replicò entusiasta Cortesia.

“Va bene,” bofonchiò Cattiveria sempre più stizzita – non aveva alcuna intenzione di uscire e ora, dovendolo fare, non sapeva neppure dove andare.

Cortesia che, pur essendo una ragazza cortese, non era tuttavia buona come Bontà, rideva in cuor suo a vedere il nervosismo di Cattiveria e, per evitare di lasciar intendere i suoi sentimenti, continuava a parlare del buon tempo andato, delle loro avventure scolastiche e di tante altre cose inutili.

Giunsero infine in un parco, dove alcuni bambini stavano giocando con una palla. Questa sfuggì loro di mano e finì nella fontana accanto.

Cattiveria rise di gusto, Bontà si dispiacque dell’accaduto, Cortesia entrò nella fontana, ripescò la palla, la asciugò e la consegnò ai bimbi.