BUCCE DI ARANCE COME FERTILIZZANTE
- Categoria: Ambiente
- Pubblicato: Mercoledì, 11 Ottobre 2017 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
In Costa Rica, e precisamente nell’area protetta denominata “L’Area de Conservación Guanacaste", esiste ora una foresta lussureggiante la cui storia è alquanto inusuale.
Negli anni novanta del secolo scorso, quest’area era in parte disboscata per creare pascoli del bestiame da allevamento. Nel 1996 era partito un programma di riforestazione che, tuttavia, aveva fornito risultati alquanto insoddisfacenti. La svolta si ha per l’intuizione di due ecologi dell’Università della Pennsylvania, Daniel Janzen e Winnie Hallwachs. Notando che accanto all’area disboscata era nata una piantagione di arance creata dalla ditta Del Oro che produceva spremute, utilizzando solo il succo delle arance e buttando tutto il resto, pensano di utilizzare gli scarti delle arance come concime.
Propongono così alla ditta Del Oro di cedere alcuni suoi terreni boschivi all’area protetta di Guanacaste, in cambio dei quali avrebbe avuto la possibilità di scaricare i rifiuti organici in un’area arida della foresta. La ditta accetta e nel 1998 dodicimila tonnellate di bucce e polpa di arance sono scaricati in un’area arida. Il progetto prosegue per un anno intero, dopodiché si interrompe a causa della ditta Ticofruit, avversaria commerciale della Del Oro. La Ticofruit infatti denuncia la Del Oro per inquinamento ambientale di area protetta e i giudici della Corte Suprema del Costa Rica le danno ragione.
Nel 2013 uno studente dell’Università di Princeton, venuto a conoscenza del progetto abbandonato, decide di visitare l’area con uno dei promotori di quel progetto, Daniel Janzen.
I due non individuano l’area interessata se non al secondo viaggio: era talmente ricoperta di verde (alberi, arbusti ecc.) che si faticava a farsi largo per penetrarvi. La differenza tra le aree dove erano state scaricate le bucce e quelle non concimate erano straordinarie.
Secondo gli studiosi di Princeton quella terra, sedici anni dopo, aveva avuto un incremento del 176 per cento di biomassa nei tre dei sette ettari dove erano state scaricate le bucce.
Secondo un altro autore della ricerca, David Wilcove, professore di ecologia e biologia evolutiva di Princeton, sarebbe auspicabile che le aziende alimentari private e le comunità ambientali lavorassero di più insieme per trovare la migliore forma di riciclaggio degli avanzi per l’ambiente.