SICILIA AVVELENATA
- Categoria: Ambiente
- Pubblicato: Domenica, 13 Gennaio 2019 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
“Hanno dato da mangiare a tante persone ma quanto è costato in inquinamento e vite umane? Loro lo chiamano progresso io la chiamo devastazione”. Un’altra avvincente storia quella raccontata da Domenico Iannacone nei suoi “I dieci comandamenti” su Rai3 che questa volta arriva fino in Sicilia per raccontare ‘Pane nostro’.
L’articolo 4 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. Fino a che punto però è lecito accettare ogni condizione pur di lavorare? Si può vivere se quello che ci viene offerto è avvelenato? Parte da questo interrogativo Iannacone e approda ad Augusta, Priolo, Melilli nella bella Sicilia dove però la costa è avvelenata dal più grande insediamento petrolchimico d’Europa, promessa di benessere e progresso.
Ma le cose non sono andate così: oggi questa lingua di terra è tra le più inquinate d’Europa. Mutazioni genetiche nei pesci, malformazioni neonatali e cancro sono lo scenario di morte. L’ex impianto della Cloro Soda a Priolo sembra un luogo di guerra, dopo la chiusura della fabbrica: nessuna bonifica, nessun albero piantato.
“Domenico tu li vedi i pini? Io non li vedo e se continua così non li vedremo mai. Questo è il frutto del progresso: un tozzo di pane avvelenato”, dice Marco Gambuzza, operaio nel servizio tv.
Un viaggio che parte dalla denuncia e passa dal dolore e dall’amarezza, in un triangolo industriale da tempo dimenticato che ha portato oltre che morte anche la distruzione di un paesaggio bellissimo. Tra i tanti che portano avanti la battaglia c’è don Palmiro Prisutto, l’arciprete della chiesa Madre di Augusta che prosegue la sua denuncia con i denti e con le unghie. Ogni 28 del mese la lista dei morti conta un nome in più.
“Ritengo di essere il portavoce di una città umiliata, schiacciata sotto il peso del ricatto occupazionale. In ogni famiglia, ad Augusta, c’è un malato di cancro ma qui si continua a dire che è meglio morire di cancro che di fame” dice don Prisutto.
E ancora:
“Per gli industriali è tutto a posto, tutto perfetto. In questa spiaggia quasi surreale la gente paga per farsi il bagno e non essendoci altri posti ci viene comunque, in questo mare inquinato”.
Eppure non tutti avvertono il pericolo.
Nei fondali del mare di Augusta c'è una concentrazione di mercurio, 20mila volte superiori ai limiti consentiti, tutti sversati illegalmente dalle aziende. Questo ha portato a delle malformazioni genetiche nei bambini dagli anni 80 a oggi, prevalentemente nell'apparato urogenitale. Ecco cosa dice il medico legale, Eugenio Bonomo: “Malformazioni genetiche: ne ho viste di tutti i colori!”
In una puntata struggente c’è anche il ricordo di Salvatore Gurreri, l’ultimo abitante di Marina di Melilli che non voleva andarsene da casa sua e cedere il frutto del suo lavoro all’industria.
Dopo qualche tempo Salvatore fu trovato morto "incaprettato".
Dominella Trunfio