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RACCONTO DI NATALE

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Martedì, 25 Dicembre 2018 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

Pierino vagava ormai da una settimana in cerca di un rifugio. Era un micio giovane e gli era difficile procurarsi dei pasti sostanziosi: di topi neppure l’ombra, gli uccelli adulti erano troppo veloci e sospettosi, per quelli piccoli non era stagione, i cassonetti delle immondizie erano spariti da tempo e Pierino aveva frugato in sacchetti abbandonati sui bordi delle strade, senza tuttavia trovare da sfamarsi.

Le forze stavano abbandonando il suo corpicino, ma il carattere forte e impavido lo sosteneva, tanto che si fermò per aiutare una piccola micia che giaceva su un fianco in riva a un fossato.

“Che hai?” le chiese. “Perché stai lì immobile con questo freddo?”

“Non riesco più a camminare, sono troppo stanca. Non mangio da tre giorni…”

“E prima dove hai mangiato?”

“Ho succhiato il latte della mia mamma, ma poi una mano umana mi ha separato da lei e buttato su questa riva. Ho tentato di nutrirmi, ma non trovo nulla che assomigli a una preda!”

“Oh, povera piccola. Se vuoi unirti a me, possiamo cercare insieme qualche leccornia, anche se, ti assicuro, non è per niente facile trovare qualcosa di buono per noi.”

“Ma io non riesco neppure a muovermi, come vuoi che faccia a seguirti…”

“Sarà anche così, ma qui sei in pericolo. Dovesse passare un cane, farebbe un solo boccone di te. Cerca di alzarti, ti aiuterò io.”

La piccola tentò con tutte le forze di rimettersi in piedi e, alla fine, riuscì a traballare verso Pierino che annuiva con il capo in segno di approvazione.

“Sei così piccola” ragionò il micio “forse potrei portarti sulla schiena. Riesci a salirci se mi abbasso un poco?”

“Spero di sì” sospirò lei.

Infatti, mentre Pierino si piegava sulle gambe posteriori, la micia riuscì a salirgli in groppa. Per il poverino a quel punto era ancora più difficile muoversi, ma strinse i denti e proseguì sulla riva del fossato dove, in lontananza aveva intravisto un sacco di immondizia che, sperava, potesse fare al caso loro.

Arrivò vicino al sacco proprio mentre un altro gatto, adulto e magrissimo, vi giungeva.

“Vattene piccoletto” ringhiò l’adulto. “Questo è bottino mio. E poi che ci fai con un gatto in groppa?” rise sguaiatamente.

Pierino raccontò tutta la storia, chiedendo di lasciar banchettare anche loro due se nel sacco ci fosse stato qualcosa di commestibile.

“Vediamo!” esclamò il randagio indeciso, iniziando a lacerare con le unghie e i denti la plastica.

Pochi istanti dopo, ai loro occhi si presentò uno spettacolo stupendo: vivande umane, soprattutto pezzi di carne e di formaggio, spandevano il loro olezzo invitante.

I tre gatti iniziarono a mangiare voracemente, mentre il randagio scrutava con apprensione i dintorni, nel timore che qualche ospite indesiderato giungesse a dividere con loro quelle leccornie.

Non accadde.

“Questo è stato proprio un bel regalo di Natale” sospirò il randagio quando il suo stomaco fu soddisfatto.

“Che cos’è questo natale?” chiesero in coro i due micetti.

“Beh, è una festa umana. Sembra che un certo Babbo Natale porti regali ai cuccioli umani, o forse anche agli umani stessi, non so bene.”

“E secondo te, è stato babbo natale a farci un regalo?” chiese Pierino.

“Non te lo so proprio dire! Comunque, chiunque sia stato ha la mia gratitudine!” esclamò il randagio.

“Ho freddo e sono stanca” si lamentò la micetta. “Non c’è un posto caldo dove riposare?”

“Venite con me” propose il randagio facendo strada.

Cammina e cammina, giunsero infine davanti a una baracca in legno con le assi sconnesse che permisero loro di entrare.

“Questo è l’angolo meno freddo perché qui non si sentono gli spifferi. Se ci sistemiamo vicini, staremo più caldi” propose il randagio.

E così fecero, piombando immediatamente, almeno i due piccoli, in un sonno profondo.

Il buio aveva invaso ormai ogni angolo di mondo, quando una luce intensa si affacciò a una finestra della baracca.

Il randagio fu il primo a svegliarsi, scosse i piccoli e si mise ingobbito ad aspettare quello che sarebbe successo.

“Oh, oh, oh” fece Babbo Natale davanti ai tre mici. “Che bella compagnia!”

“Che vuoi?” chiese il randagio per niente tranquillo.

“Vorrei aiutarvi. Voi non mi conoscete e quindi mi presento. Io sono Babbo Natale e, se volete, posso sistemarvi in case dove gli umani si prenderebbero cura di voi.”

“Questo vale anche per me?” chiese il randagio.

“Beh, no, per i gatti adulti è molto più difficile…”

“Ma noi vogliamo restare con lui, vero piccola?” dichiarò Pierino.

“Certo. Ci ha salvato la vita permettendoci di mangiare quando eravamo affamati!” affermò la micina.

“Uhm!” borbottò Babbo Natale. “Vediamo che si può fare…”

Dopo aver pensato per qualche minuto, propose: “Ho trovato. Voi due piccoli andrete in case umane e tu sarai il mio assistente per il periodo natalizio e poi torneremo insieme al Polo Nord, dove abito, e tu diventerai il mio gatto di casa.”

Al randagio si illuminarono gli occhi e: “Grazie Babbo Natale. Accetto. E voi, piccoli, che ne dite?”

Un sììììììì infinito uscì dalle bocche dei micini che si avvinghiarono in una partita giocosa prima di essere prelevati e sistemati sulla slitta del loro salvatore.