MAMMA MUCCA
- Categoria: Racconti
- Pubblicato: Domenica, 16 Gennaio 2022 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
Stanotte, per la terza volta, ho partorito in un boschetto poco distante dalle stalle, dove dormiamo nelle fredde serate invernali.
I vitellini sono due. Non mi era mai successo prima, e credo sia molto raro un evento del genere.
Le volte scorse i miei figli mi sono sempre stati tolti il giorno successivo al parto e, nonostante i pianti e le invocazioni, non li ho più rivisti.
Quindi ora dovrò giocare d’astuzia…
Stamani, dopo aver nascosto i miei figli in una siepe di cespugli e averli allattati, ho raccomandato loro di non muoversi, di non seguirmi per nessun motivo, altrimenti sarebbero stati separati da me per sempre.
Poi sono tornata verso le stalle per bere: quando una mucca allatta, deve bere molto di più per via del latte da produrre.
Il vaccaro che ci segue, vedendomi tornare senza pancia e senza latte, mi ha subito chiesto: “Dove hai figliato? Perché non è con te il tuo vitellino?”
E, proprio in questo istante, la mia piccola mi ha raggiunta sulle sue gambette traballanti e si è attaccata alle mie mammelle.
“Perché? Perché? Perché?” ho chiesto muggendo disperata.
“Avevo voglia di starti vicino mamma,” si è scusata poco prima che il vaccaro le mettesse un cappio al collo e la trascinasse chissà dove.
Il mio cuore sta sanguinando, elevo muggiti disperati, ma nessuno mi sta a sentire.
Spero solo che il piccolo non venga qua pure lui, altrimenti non mi resterebbe nessuno.
Sono trascorsi alcuni giorni, giorni in cui ogni mattina mi reco dal mio piccolo per allattarlo, per leccarlo e per raccomandargli di non farsi vedere.
Oggi però non sono potuta andare perché è venuta la veterinaria che ci segue.
Il vaccaro le ha chiesto: “Puoi visitare questa mucca? Da quando le abbiamo tolto la vitellina, non fa più latte, ha sempre le mammelle vuote.”
Allora la veterinaria mi ha aperto la bocca, mi ha tastato tutto il corpo con strani aggeggi e infine se ne è andata, assicurando il vaccaro che io sono sanissima.
Rido tra me e me: se sapessero chi è che beve il mio latte, chissà cosa succederebbe.
Il piccolo sta crescendo, e io sono molto felice. Trascorriamo insieme molte ore, ma di tanto in tanto mi si affaccia il pensiero di come farò a nutrirlo quando il mio latte non sarà più sufficiente.
Domani verrà di nuovo la veterinaria per far luce sullo strano caso della mucca da latte senza latte (io!).
Di nuovo sono visitata, auscultata, e stavolta mi viene pure prelevato del sangue.
“No, perché non mi conviene nutrire una mucca che non produce latte; sarebbe come buttare soldi dalla finestra.”
“Ho capito, però ti posso assicurare che la mucca è in ottime condizioni di salute, quindi non so spiegarmi neppure io il fatto.”
A quel punto il vaccaro mi guarda dubbioso: dovrò stare molto attenta a quello che faccio, non vorrei che gli sorgesse qualche sospetto.
Stamane sono uscita con le altre mucche, abbiamo brucato un po’ di erba e quindi io mi sono diretta verso il luogo dove vive il mio piccolo.
Nel tardo pomeriggio, quando sono rientrata nelle stalle, ho trovato la veterinaria con il vaccaro ad attendermi. Entrambi avevano uno sguardo strano che mi ha messa in allarme.
“Ho finalmente scoperto perché questa mucca non ha mai latte,” dichiara il vaccaro.
“Cioè?”
“L’ho seguita e ho trovato, nascosto tra cespugli e rovi, un vitellino che lei, ogni giorno va ad allattare.”
“E ora? Che cosa pensi di fare?”
“Lo prelevo e lo mando al macello, avrà ormai quasi sei mesi. Certo non è bello grasso e con la carne bianca come gli altri, ma almeno non ho perso latte per niente in questi mesi.”
Inorridisco. Il mio piccolo? La mia unica ragione di vita?
E muggisco disperata quando trascinano via il vitellino, tanto che la veterinaria: “Ma non potresti fare un’eccezione e lasciarglielo stavolta?”
“E perché mai? Non mi conviene…”
“Sì ma nella vita non esiste solo la convenienza. Guarda come soffre povera mucca!”
“Questa è una mucca che ho allevato per avere latte e latte mi deve dare. Quindi…” termina il vaccaro trascinando lontano da me il mio piccolo.
Speravo di averlo salvato, e invece seguirà la sorte di tutti gli altri.
Rifilo una testata al vaccaro che, per tutta risposta, mi bastona sulla schiena.
Me ne vado alla mangiatoia e mi stendo a terra. Quanto è crudele la vita con noi povere mucche da latte!
(dal libro La fattoria dei sogni edito in luglio 2015)