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BORBOTTII

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Venerdì, 14 Ottobre 2022 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

borbottii immondi

È notte, le strade sono deserte. I topi si aggirano guardinghi tra i rifiuti che sono loro contesi dai gatti del quartiere. Talvolta anche qualche cane randagio compare in lontananza, e allora è tutto un fuggi fuggi di ombre alla ricerca di un riparo dai famelici predatori.

La strada brontola: “Sono stanca di essere tanto lercia! Perché gli umani non sono più ordinati? Esistono i cassonetti per la spazzatura, ma loro no, tutto in strada! Chissà quanto sarà faticoso fare due passi in più! E io intanto sto a poco a poco diventando una discarica a cielo aperto!”

“Hai un bel dire tu,” risponde un cavolo dal colorito giallastro, “guarda un po’ come sono conciato io! Potrei stare con i miei simili nel contenitore dei rifiuti umidi, e invece devo marcire accanto a una bottiglia di plastica!”

“Io almeno non puzzo come te,” risponde offesa la bottiglia. “Che cosa credi, anche a me piacerebbe rotolarmi insieme con i miei simili invece di essere costretta ad annusare il tuo lezzo!”

“Calma ragazzi,” interviene un cane randagio di una magrezza impressionante. “Ci sono qui io ora e vi libererò immediatamente dai rifiuti puzzolenti, come questo strepitoso mezzo panino – gnam gnam – e questa pelle di salame – gnam gnam – che saranno pure un poco andati, ma a me sembrano delizie da gourmet.”

Il cane fruga in mezzo alla spazzatura, scegliendo tutto quanto può riempire la sua pancia deserta. Quindi, soddisfatto, se ne torna da dove è venuto.

“Scusate,” riprende timidamente il discorso un foglio di carta. “Potreste indicarmi dove si trova il contenitore dei miei simili?”

“Come mai, non stai bene qui con noi?” domanda curiosa una lattina di birra.

“Beh, preferirei essere con quelli della mia specie. Sapete, sono abituato a vivere con pagine di giornali, di libri, diari di bimbi, qualche lettera d’amore – anche se queste ultime sono rarissime ormai. Con loro parlavo per ore di argomenti interessanti senza mai annoiarmi, mentre qui tutti non fate altro che lamentarvi.”

“Eh, come sei superbo tu!” esclama una grossa pila a torcia. “In fondo non si sta male tutti insieme. I pareri sono diversi e si possono imparare tante cose!”

“Quello che dici ha un fondamento di verità, però la carta è un’altra cosa, e io desidero molto riunirmi a lei.”

“Io invece preferisco un po’ di varietà. Se potessi scegliere, questo sarebbe il mio ambiente ideale,” insiste la pila.

“Tu non dovresti proprio stare tra noi: sei impregnata di acidi molto inquinanti,” replica il foglio di carta.

“Fatti un po’ gli affari tuoi!” esclama indignata la pila.

“Calma, signori, state calmi. In fondo gli umani sono esseri superiori e, se hanno deciso di comportarsi in un certo modo piuttosto che in un altro, ci sarà pure una ragione, non vi pare?” chiede una vaschetta di polistirolo completa di copertura stracciata in pellicola trasparente.

“Cara mia, dovresti leggere qualche articolo di giornale e allora ti renderesti conto di quanto sbagli,” controbatte il foglio di carta.

“Invece che sei solo capace di fare allusioni, spiegaci bene com’è ‘sta storia,” gli intima un vasetto di vetro unto e mezzo rotto.

“Se gli esseri umani fossero intelligenti la metà di quanto si vantano, noi non saremmo sparsi per tutte le strade della città. Sapete che in certi quartieri esistono cassonetti separati per ogni tipologia di rifiuto? Quelli per la carta e i cartoni, per la plastica, per le lattine, per il vetro, per il verde e per le pile.”

“Sostieni che in quei quartieri gli umani separano la spazzatura?” chiede interessato un rotolo di scotch.

“Sì, la maggior parte almeno…”

“Ma allora è meglio quello che fanno al mio paese: nelle case vengono distribuiti dei contenitori, uno per ogni tipo di spazzatura. E, se qualcuno sbaglia a separare i rifiuti, si prende pure la multa,” spiega un cartone straniero.

“Vuoi dire che là non c’è spazzatura per le strade?” domanda un torsolo di mela.

“Esatto. Vedeste che ordine, che pulizia! Ẻ un sogno,” dichiara con occhi lucidi di nostalgia.

Cala un silenzio imbarazzato. Ogni singolo pezzo pensa a quanto sarebbe bello poter sguazzare in un mare di simili, essere riciclati e sfoggiare davanti al mondo una nuova utilità.

È un sospiro o un alito di vento che fa fremere tutta quell’immondizia?

(dal libro “Le Ecofavole” di Maria Grazia Sereni edito in luglio 2011)