INTRANSIGENZA, TOLLERANZA, COERENZA
- Categoria: Racconti
- Pubblicato: Giovedì, 10 Ottobre 2024 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
Coerenza, quando giunse il momento, diede alla luce due gemelle: Intransigenza e Tolleranza.
Faticò molto ad allattarle, faticò ancora di più a svezzarle ed era stremata quando le piccole iniziarono a frequentare la scuola materna.
Piano piano Coerenza si riprese, tanto che, arrivata l’estate di cinque anni dopo, era già in piena forma.
Allora portò le sue figlie al mare.
Tolleranza era una bambina tranquilla, sempre sorridente e gentile con tutti.
Intransigenza invece era una discola alla quale piaceva fare scherzi anche pesanti ai suoi coetanei, ma non accettava che glieli si ricambiasse. Non giocava con chicchessia ma solo con chi le era simpatico.
Coerenza doveva spesso porgere scuse ai genitori degli amici di Intransigenza, tanto che la sua vacanza stava assumendo un carattere poco riposante, sia a livello fisico sia emozionale.
Un giorno decise di parlare con Intransigenza per cercare di spiegarle quanto fosse importante andare d’accordo con i propri simili.
“Vieni Intransigenza, siedi qui sulle mie ginocchia. Vorrei fare due chiacchiere con te,” si propose Coerenza.
“Non voglio parlare, voglio giocare. Andiamo alla spiaggia?”
“Su tesoro, fammi contenta. Stai a sentire. Ti voglio raccontare una fiaba.”
“Oh sì mamma, che bello!” esclamò la piccola accomodandosi accanto alla madre.
“C’era una volta una principessa molto carina ma anche molto bisbetica. La regina cercava in tutti i modi di educarla alla dolcezza e alla tolleranza, ma la piccola non apprendeva se non quello che voleva. E lei voleva solo che tutti le ubbidissero, voleva fare solo ciò che le piaceva, era scortese con le sue tate e, per farla breve, non aveva neppure un’amica. Infatti, tutte le bimbe della sua età, anche se comandate dai genitori di giocare con la principessa, se ne allontanavano subito dopo, stanche dei suoi capricci.
Un giorno arrivò a corte un mago cui la regina chiese aiuto per modificare il carattere di sua figlia.
– Prima desidero conoscere la principessa per sapere se si può fare qualcosa, – disse il mago.
Dopo l’incontro, il mago dichiarò al re e alla regina: – Quando una persona nasce con una determinata indole, è difficile modificarla, soprattutto se l’ambiente non è favorevole.
– Che cosa intende con “ambiente non favorevole”? – chiese il re.
– La principessa ha un carattere intransigente che la porta a fare sempre ciò che vuole. D’altra parte nessuno può contraddirla, essendo lei la principessa reale.
– Questo significa che, per modificare il suo temperamento, dovrei mandarla a vivere, diciamo in una fattoria? – si agitò il sovrano.
– È una scelta vostra sire. Con la magia posso fare ben poco e solo per un periodo limitato.
I sovrani si ritirarono molto preoccupati. Quella era la loro unica figlia e, alla loro morte, avrebbe ereditato il regno. Che cosa fare?
Tre giorni e tre notti trascorsero senza che un lume venisse a rischiarare le tenebre delle loro preoccupazioni.
Ma il quarto giorno…
Il sovrano dello Stato di Rettifica annunciò la sua visita, fu accolto in gran pompa e chiese la mano della principessa per il proprio figlio adolescente.
I genitori della bimba ne furono molto felici perché lo Stato di Rettifica era ricco e il loro re potente.
Quest’ultimo però pose come condizione che la principessa fosse trasferita da subito alla sua corte per essere educata a diventare regina.
A malincuore i genitori acconsentirono, con la speranza che la nuova corte fosse un toccasana per la loro figlioletta.
Pochi giorni e la principessa lasciò la sua casa.
Pochi mesi ed era già di ritorno con una pergamena che riportava le motivazioni del sovrano di Rettifica:
La principessa, per la sua indole intransigente, non è adatta al ruolo che le era stato assegnato. Abbiamo cercato di rettificare il suo carattere ma senza successo.
Rendiamo pertanto la bambina con le nostre più sentite scuse.”
“È finita così la fiaba, mamma?” chiese Intransigenza.
“Sì figlia mia.”
“Ma le fiabe hanno di solito finali diversi,” insistette la bambina.
“Questo, purtroppo, è l’unico finale possibile.”