TORTURA
- Categoria: Diritti civili
- Pubblicato: Giovedì, 22 Maggio 2014 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti.” (Dichiarazione universale dei diritti umani, articolo 5).
La tortura si verifica quando una persona infligge intenzionalmente dolore o sofferenze gravi a un’altra persona allo scopo di ottenere informazioni o una confessione, oppure per punirla, intimidirla o imporle una costrizione. Il perpetratore della tortura deve essere un pubblico ufficiale o almeno agire a titolo ufficiale (dunque, con un certo livello di approvazione da parte delle autorità).
Gli obblighi imposti agli Stati dal diritto internazionale non lasciano alcuno spazio di manovra: la tortura e gli altri maltrattamenti sono proibiti, sempre, ovunque e contro chiunque.
Negli ultimi cinque anni Amnesty International ha segnalato torture e maltrattamenti in almeno tre quarti dei Paesi del mondo: episodi isolati in alcuni casi, routine in molti altri.
Tra gennaio 2009 e marzo 2014 Amnesty International ha ricevuto denunce di tortura e altri maltrattamenti commessi da
funzionari statali in 141 Paesi, in ogni regione del mondo.
PANORAMICHE REGIONALI
Africa Subsahariana
La tortura è diffusa in tutta la regione, anche grazie al fatto che trenta Paesi – tra cui Angola, Ciad, Gabon e Sierra Leone – non la puniscono per legge, nonostante espressa richiesta della Carta Africana dei Diritti Umani e dei Popoli.
L’idea che la tortura durante gli interrogatori sia un mezzo per estorcere informazioni è profondamente radicata in molti Paesi tra cui Etiopia, Gambia, Kenya, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Sudan e Zimbabwe.
In Pesi in cui l’omosessualità è un reato, come Cameroun e Zambia, persone sospettate vengono sottoposte a varie forme di tortura, incluse perquisizioni anali forzate. In Sudan è prevista la pena dell’amputazione e altre punizioni corporali per quelle che vengono percepite come condotte immorali o indecenti in pubblico.
Le condizioni detentive sono disumane in Paesi tra cui Cameroun, Ghana, Liberia, Mauritania, Mauritius e Nigeria.
In Eritrea numerosi oppositori politici sono sottoposti a pestaggi e a cariche elettriche.
La tortura è applicata abitualmente nella Repubblica Cetroafricana, nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan e nel Sud Sudan, in Costa d’Avorio e in Mali.
Asia – Pacifico
Cina e Corea del Nord sono tra i peggiori responsabili dell’uso della tortura. In Indonesia, Mongolia e Nepal non è previsto il reato di tortura.
In Cina, Figi, Filippine, India, Indonesia, Malesia, Myanmar, Pakistan e Sri Lanka le forze di polizia usano normalmente la tortura per estorcere confessioni.
In Giappone, le persone condannate alla pena capitale, restano nel braccio della morte per decenni, in condizioni crudeli e disumane.
Europa e Asia Centrale
La tortura rimane diffusa in tutta la regione, soprattutto nei Paesi dell’ex Unione Sovietica.
In Bielorussia, l’unico Paese europeo a mantenere valida la pena di morte, confessioni estorte con la tortura sono usate come prove in processi che terminano con la condanna dell’imputato alla pena capitale.
La Turchia è forse il Paese che ha fatto di più per eliminare, o almeno ridurre, la tortura nei centri di detenzione.
Negli ultimi anni Amnesty International ha registrato numerosi casi di comportamenti illegali della polizia nel corso di proteste autorizzate in Italia, Romania, Spagna e soprattutto Grecia, oltre che in Azerbaigian, Russia e Ucraina.
Medio Oriente e Africa del Nord
I nuovi governi emersi dalle cosiddette “primavere” hanno preso misure positive per l’illegalità della tortura (Tunisia, Libia, Egitto e Yemen).
In Siria, dalla rivolta del 2011, le torture e i maltrattamenti sono cresciuti esponenzialmente (migliaia di prigionieri sarebbero morti sotto tortura).
In Iraq la tortura resta diffusa nelle prigioni e negli altri centri di detenzione.
In Libia i casi di morte sotto tortura documentati alla fine del conflitto del 2011 sono stati 23.
In Egitto e Giordania si ricorre alla tortura e agli altri maltrattamenti per stroncare le proteste.
Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar praticano la tortura su persone detenute per motivi di sicurezza nazionale.
In Israele e nei Territori Occupati Palestinesi la tortura al momento dell’arresto e durante gli interrogatori dei palestinesi detenuti è motivo di grande preoccupazione.
Cisgiordania e Gaza sono responsabili di torture e maltrattamenti.
In Marocco/Sahara Occidentale la tortura è diffusa e raramente le autorità indagano sulle denunce.
Americhe
Anche il governo Usa sta venendo meno all’obbligo di indagare sulle torture inflitte nei confronti di presunti terroristi (privazione del sonno, obbligo di rimanere in posizioni dolorose per lunghi periodi e il “waterboarding”).
In Messico i casi di tortura sono aumentati dal 2006.
Gli abusi da parte delle forze di polizia sono la norma nel corso di manifestazioni di massa in Brasile, Cile, Messico e Venezuela.