PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI
- Categoria: Veganesimo
- Pubblicato: Lunedì, 06 Gennaio 2020 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
Patologie cardiovascolari, incluse dislipidemia, cardiopatia ischemica e ipertensione arteriosa
Le diete vegetariane sono associate a una riduzione del rischio di patologie cardiovascolari (CVD). Le diete vegetariane migliorano vari fattori modificabili di rischio cardiovascolare, tra cui l'obesità addominale, la pressione arteriosa, il profilo lipidico e la glicemia. Le diete vegetariane inoltre provocano una diminuzione dei livelli dei markers di infiammazione come la proteina C-reattiva, riducono lo stress ossidativo e proteggono dalla formazione di placche aterosclerotiche. Di conseguenza, i vegetariani hanno un ridotto rischio di sviluppare e di morire di cardiopatia ischemica.
Le diete vegane sembrano essere più potenti nel migliorare i fattori di rischio cardiovascolare. L'EPIC-Oxford Study ha rivelato che chi segue una dieta vegana assume le maggiori quantità di fibra, le minori di grassi totali e grassi saturi, e il suo peso corporeo e i livelli di colesterolo sono i più bassi, quando confrontati con gli onnivori e con gli altri vegetariani. Una meta-analisi di 11 studi randomizzati controllati ha trovato che i partecipanti che venivano assegnati a una dieta vegetariana sperimentavano una sostanziale riduzione del colesterolo totale, del colesterolo associato a lipoproteine a bassa densità (LDL) e del colesterolo associato a lipoproteine ad alta densità (HDL), il che corrispondeva a una riduzione di circa il 10% del rischio di malattie cardiache. La dieta vegetariana si è dimostrata particolarmente efficace per gli individui normopeso e sovrappeso, ma meno efficace per i soggetti obesi, sottolineando quindi l'importanza di un intervento dietetico precoce per la riduzione del rischio a lungo termine.
Nell'Adventist Health Study-2, tra 73.308 avventisti, i ricercatori hanno trovato che i vegetariani avevano una riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cardiopatia ischemica di, rispettivamente, il 13% e il 19% rispetto ai non-vegetariani. Una precedente analisi proveniente dallo studio EPIC ha trovato che i vegetariani hanno un rischio del 32% più basso di ospedalizzazione o di morte per patologie ischemiche cardiache.
I vegetariani godono di un minor rischio di malattie cardiache in virtù del consumo regolare e variato di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e frutta secca. Le diete vegane a basso contenuto di grassi e le diete vegetariane, in combinazione con altri fattori dello stile di vita, tra cui l'abolizione del fumo e la riduzione del peso, si sono dimostrate in grado di invertire il processo aterosclerotico. I fattori di rischio per la malattia coronarica, come ad esempio i livelli di colesterolo totale e LDL, il peso corporeo e l'adiposità, migliorano entro breve tempo dall'adozione di una dieta vegetariana, anche senza l'uso di farmaci ipocolesterolemizzanti.
Rispetto ai non-vegetariani, i vegetariani hanno una minore prevalenza di ipertensione. I risultati dello studio EPIC-Oxford hanno mostrato che nei vegani si riscontravano i più bassi valori di pressione sanguigna sistolica e diastolica e i più bassi tassi di ipertensione tra i gruppi che seguivano diversi tipi di dieta (vegani, vegetariani, pescivori e carnivori). I dati dell'Adventist Health Study-2 hanno confermato che i vegani hanno livelli più bassi di pressione sanguigna e la più bassa prevalenza di ipertensione tra tutti i vegetariani, significativamente più bassi di coloro che mangiano carne. Una meta-analisi che ha confrontato la pressione arteriosa di oltre 21.000 soggetti in tutto il mondo, ha mostrato che coloro che seguono una dieta vegetariana hanno la pressione sistolica di circa 7 mmHg e la pressione diastolica 5 mmHg inferiori rispetto ai soggetti studiati che consumano una dieta onnivora.
Fonte: Position of the Academy of Nutrition and Dietetics: Vegetarian Diets. J Acad Nutr Diet. 2016 Dec;116(12):1970-1980