EINSTEIN E GANDHI
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- Pubblicato: Martedì, 22 Dicembre 2020 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
Dal 1945 fino all’anno della sua morte (1955) Einstein intervenne a favore di un governo mondiale, come imperativo morale e per il controllo delle armi nucleari, e si pronunciò contro ogni forma di leva obbligatoria.
“Chi ha cari i valori della cultura non può che essere pacifista” dichiarò nel 1922.
E aggiunse: “Ogni volta che è possibile risolvere una crisi con una soluzione razionale, sono favorevole a una collaborazione leale o, se le circostanze non lo permettono, al metodo di Gandhi: la resistenza passiva.”
Albert Einstein conobbe Gandhi e ne fu uno strenuo sostenitore.
Pacifista dichiarato fin dall’adolescenza, nel 1929 sosteneva: “Il mio pacifismo è un sentimento istintivo, un sentimento che mi abita perché l’omicidio è ripugnante. Non nasce da una teoria intellettualistica, ma da un profondo orrore per ogni forma di odio e crudeltà.”
Le sue parole sono scritte sulla roccia e sono una grande eredità che ai giorni nostri viene ancora diffusa.
In un’intervista rilasciata durante un viaggio negli Stati Uniti nel 1931 pronunciò le seguenti parole: “Non sono un semplice pacifista, sono un pacifista militante. Sono disposto a combattere per la pace… Non è meglio per un uomo morire per una causa in cui crede, come la pace, che soffrire per una causa in cui non crede, come la guerra?”
(Dal libro Einstein forever di Gabriella Greison)