Gli animali che abitualmente sono esibiti negli zoo, sulla pista dei circhi, nei negozi che li vendono o negli acquari non appartengono a specie create dall’uomo, ma sono catturati nel loro ambiente naturale.

I metodi utilizzati per la cattura si rivelano cruenti e prevedono in alcuni casi anche l’uccisione di quegli esemplari che tentano di difendere i propri cuccioli o gli altri componenti del branco.

I trafficanti, approfittando della condizione di povertà degli abitanti locali, li convincono a imprigionare e a consegnare esemplari spesso appartenenti a specie in via di estinzione. E questo sempre per pochi miserabili soldi.

Dopo la cattura, gli animali sono ingabbiati per giorni senza cibo né acqua in attesa del viaggio che li porterà al commerciante occidentale.

A causa dello stress, della denutrizione e all’aggressività che si sviluppa nelle gabbie sovraffollate, giunge a destinazione soltanto un numero di animali compreso tra il dieci e il cinquanta per cento di quelli stivati a bordo di navi o aerei.

Molti esemplari non sopravvivono nemmeno alla cattura e alle fasi immediatamente successive.

Una volta giunti a destinazione, gli animali si trovano ad affrontare condizioni climatiche differenti e, soprattutto, un’alimentazione inadeguata.

Lo stress è talmente forte che alcuni animali, prevalentemente negli zoo e nei circhi, si lasciano morire di inedia.

(da un articolo di OIPA Italia)

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