COMUNICARE CON I GATTI
- Categoria: Mondo felino
- Pubblicato: Venerdì, 04 Agosto 2017 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
Bello il seguente articolo sui gatti che riporto integralmente.
Si narra che molti animali, gatti in primis, siano capaci di comunicare telepaticamente, sia trasmettendo messaggi che recependoli. Ed ecco perché, secondo alcune teorie, sarebbe opportuno ricorrere proprio alla telepatia per insegnare ai felini domestici alcune abitudini. Un esempio? Se vogliamo suggerire al nostro micio di sedersi, anziché limitarci a dirlo, visualizziamo la posizione. L’animale, recependo il messaggio telepatico, comprenderà con più facilità, sempre che gli stia bene il consiglio!
Sciocchezze? Non è dato saperlo, ma provare male non fa. Personalmente sono convinta che gli animali in genere, e i gatti in particolare, riescano a comunicare con noi a un livello più sottile. Mi è capitato di essere contattata dal mio gatto nello stato di addormentamento perché in pericolo e di aver constatato il mattino seguente che era effettivamente ferito. Possiamo limitarci a credere che siano casi o prestare attenzione a episodi simili e sperimentare in modo giocoso per verificarne la veridicità.
Il gatto è un animale domestico molto amato, e al tempo stesso temuto, dagli uomini fin dalla notte dei tempi. Elegante, sinuoso, sensuale, ma anche misterioso, abile e astuto, domestico ma dai tratti selvatici. Un animale ambivalente, in quanto tale mai totalmente afferrabile. Simbolo del legame che intercorre tra mondo umano e mondo spirituale, sensibile, intuitivo, magico. Aura che lo caratterizza anche nelle storie che lo vedono protagonista: basti pensare allo Stregatto di Alice, che viene e va a seconda di come gli pare, o ancora al gatto di una fiaba moderna come “Coraline”, capace di passare da un mondo all’altro a proprio piacimento, senza farsene risucchiare. In effetti si dice che il gatto non possa perdersi, a differenza degli uomini, poiché connesso con il mondo circostante, visibile e invisibile. E’ risaputa infatti la sua abilità di vedere nel buio, che a livello simbolico rimanda alla capacità di guardare oltre, anche nelle tenebre del subconscio.
E grazie a esso, anche noi possiamo connetterci con la pienezza della vita, in particolare nei momenti di profonda metamorfosi, durante i quali la presenza di un gatto è quasi un aiuto soprannaturale. Osservandolo con gli occhi del cuore, in silenzio contemplativo, il gatto è in grado di fare da portale, di favorire il cambiamento in corso, di connetterci con l’Universo intero per percepire l’Unità. Forse sono solo storie, ma se fosse vero?
Una leggenda narra che il gatto possa riposare sopra i nodi di Hartmann, scoperti dall’omonimo medico. Questi nodi sono, secondo le teorie di Hartmann, intersezioni delle linee del campo magnetico della Terra che procurano, a chi vi si posizioni sopra per un tempo prolungato, sensazioni di malessere. Ciò non accade ai gatti, che addirittura sarebbero capaci di rilassarsi sopra questi nodi. Perché? Perché il gatto è considerato un animale connesso con l’Energia oscura dell’universo, la quale è in stretta relazione con i rituali della Dea Madre. Sarà per questo che il gatto è stato spesso divinizzato nel corso dei secoli e ritenuto da alcuni popoli, vedi gli Antichi Egizi, un rappresentante della dea femminile? Basti pensare alla famosa Dea Bastet dalle sembianze feline, associata alla fecondità e alla maturità.
Se così fosse, stupirebbero meno le teorie che riconoscono nei gatti poteri extrasensoriali e facoltà di vedere l’invisibile, incluse le cosiddette aure degli esseri umani. E si troverebbe una spiegazione anche ai pregiudizi legati ai gatti, spesso giudicati negativamente nell’ambito del folklore popolare. Basti pensare ai gatti neri, ritenuti da sempre demoniaci, associati per tradizione alle Dee lunari notturne.
Come dicevamo, il gatto per gli antichi Egizi era un animale sacro, degno del massimo rispetto, venerato attraverso rituali specifici, paragonato addirittura alla Sfinge. Lo si ritrova anche nel Libro dei Morti egizio, dove sconfigge il pitone malvagio. Per non parlare della Dea Iside dalle sembianze feline. E così, per un certo periodo, venne venerato anche nell’Antica Roma. Finché la sua fama positiva non cominciò a essere oscurata dalla paura, trasformandolo progressivamente in un animale del demonio, amico delle streghe. Durante il periodo dell’Inquisizione avere un gatto era una prova di stregoneria e capitava spesso che venissero arsi vivi insieme alle padrone. Per non parlare della fama nefasta attribuita al gatto nero, il più oscuro fra tutti, associato alle tenebre. Proprio di questo colore era anche il gatto di Lilith, la prima donna ribelle e libera. E in effetti il gatto viene spesso associato agli aspetti più indomabili e inafferrabili dell’animo femminile. Astuto, malizioso, sinuoso, insidioso, misterioso, seducente, indipendente.
Il gatto come animale guida
Anche come animale guida il gatto si contraddistingue per il suo spirito fiero e indipendente, ma conferisce anche curiosità, resistenza, poteri di guarigione e la capacità di vedere nel buio e quindi oltre le apparenze. Ma è anche un animale alleato della meditazione poiché silenzioso. Il suo lato yin/femminile è molto sviluppato e quindi anche le qualità a esso associate come l’intuito e il mistero.
Laura De Rosa