MONOCOLTURE
- Categoria: Ambiente
- Pubblicato: Lunedì, 16 Giugno 2014 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
La monocoltura è un modo di sfruttare al massimo l’agricoltura, stravolgendola e sostituendo ai sistemi di coltivazione naturale e di rotazione delle colture (a evitare l’impoverimento del terreno) un solo tipo di coltivazione, con uso di concimi e fertilizzanti chimici, con un discriminato e criminale uso di pesticidi e antiparassitari.
Così, a causa delle monocolture, la terra si impoverisce di principi nutritivi poiché l’humus non ha tempo di rigenerarsi, ed è necessaria una quantità sempre maggiore di fertilizzanti che distruggono ancora di più l’humus stesso, creando una spirale al peggio.
L’humus, infatti, è costituito non solo da sostanze chimiche inorganiche ma anche da abbondante sostanza organica in putrefazione.
Le concimazioni chimiche apportano le sostanze inorganiche ma non possono ricostituire quelle organiche e quindi il terreno si impoverisce.
Le monocolture inoltre facilitano la selezione di parassiti molto resistenti che è necessario, di stagione in stagione, trattare con antiparassitari sempre più forti e diversi, con il risultato di creare di volta in volta specie sempre più forti.
In definitiva, quindi, l’agricoltura intensiva a un progressivo impoverimento dell’humus e a un conseguente uso sempre maggiore di fertilizzanti che, ricordiamolo, a causa della natura stessa del terreno, vengono via via più facilmente dilavati (asportati dalle acque superficiali) e vanno a inquinare sia le acque superficiali sia le falde acquifere sotterranee.
Contemporaneamente si assiste alla nascita di parassiti sempre più resistenti e aggressivi (questo è dovuto al fatto che i cicli biologici degli insetti sono molto più semplici di quelli dell’uomo, con conseguente maggiore capacità di modificarsi e adattarsi alle nuove condizioni ambientali).
(da un atto del corso annuale di perfezionamento di G. Ingletto - Università di Parma, facoltà di medicina veterinaria)