Il nostro organismo non ha l’assoluta necessità di consumare carne, prova ne sia che le molte persone, che hanno adottato un’alimentazione vegana, si sono rese conto dei numerosi vantaggi per la salute che una tale alimentazione ha comportato.

Perché allora la maggior parte degli umani dei Paesi ricchi si dedica a questo vizio?

Per abitudine?

Per il sapore della carne?

Per dimostrare il proprio status?

Ma bastano queste ragioni per essere complici dello sfruttamento e dell’uccisione di miliardi di animali?

Certo, nessun carnivoro (o quasi) ha mai ammazzato con le proprie mani un animale; certo, nessun carnivoro ha mai verificato come vivono i milioni di polli, di conigli, di tacchini, di vitelli, di manzi e di mucche da latte; certo, nessun carnivoro ha mai visitato un macello; certo, nessun carnivoro si è mai reso conto di mangiare cadaveri che, prima di diventarlo, hanno sofferto privazioni e dolori inimmaginabili.

È vero che gli animali non umani differiscono da noi, ma la cosa più importante che abbiamo in comune è la capacità di provare sensazioni, emozioni, sentimenti, quindi anche la capacità di soffrire.

E dal pezzo di carne che i carnivori ingurgitano, tutto lo stress dell’allevamento intensivo, l’angoscia e il dolore del macello gridano vendetta, una vendetta che il nostro corpo trasforma in malattia!

Smettiamo di mangiare animali, di sottrargli i prodotti della loro sopravvivenza (latte, miele), di utilizzare la loro pelle per il nostro abbigliamento.

Diventare vegani contribuisce al risanamento del pianeta, al benessere animale (1400 vite risparmiate nel corso di un’esistenza media di ottant’anni) e a quello umano.

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