COSMETICI
- Categoria: Veganesimo
- Pubblicato: Giovedì, 19 Novembre 2015 00:00
- Scritto da ADMIN
Ho ricevuto molte richieste per chiarire come scegliere un cosmetico cruelty free. L’articolo che segue mi pare abbastanza esaustivo.
Purtroppo il sistema INCI, cioè la convenzione internazionale che attribuisce un nome univoco agli ingredienti cosmetici è tutt’altro che perfetto.
Nato oltre 40 anni fa l’International Nomenclature of Cosmetic Ingredients ha richiesto molti aggiustamenti ed ha dovuto superare molti ostacoli.
La funzione principale dell’INCI è informare il consumatore sulla natura degli ingredienti contenuti nel cosmetico, prima di tutto per la sua sicurezza. Infatti, se un soggetto è allergico a qualcosa, può preventivamente evitare di applicarsi un prodotto cosmetico rischioso. Il secondo fine è quello di fornire al consumatore elementi di valutazione commerciale sui diversi prodotti cosmetici di cui può, volendo, privilegiare alcuni contenuti anziché altri.
Ci sono voluti molti anni a imporre alle aziende cosmetiche di esporre in chiaro la lista degli ingredienti.
Oltre 30 a chiarire che gli ingredienti botanici non fossero descritti solo dal nome (normalmente in latino) della pianta.
Al momento, riguardo a molti ingredienti cosmetici che potrebbero essere di derivazione animale o vegetale, di sintesi chimica o biotecnologica, il consumatore non ha nessuna possibilità di riconoscerne l’origine.
Ad esempio l’INCI: MEL rappresenta univocamente una sostanza prodotta dalle api, il miele. Il SODIUM TALLOWATE è un sapone prodotto con grassi animali. Inequivocabile!
Al contrario gli INCI: HYALURONIC ACID e SODIUM HYALURONATE rappresentano sostanze che possono essere sia di derivazione animale che di derivazione biotecnologica.
Lo stesso accade per l’INCI: SQUALENE e per molti altri ingredienti cosmetici la cui nomenclatura non indica l’origine.
Il consumatore che vuole poter scegliere un cosmetico in funzione dell’origine dei suoi ingredienti deve affidarsi alle dichiarazioni del produttore più o meno certificate da enti terzi.
La sensibilità verso il non utilizzo di ingredienti cosmetici di origine animale è in crescita. Molti produttori cosmetici selezionano le materie prime con la specifica che non siano di derivazione animale.
Poiché le scelte all’interno delle marche cosmetiche sono “guidate” dal mercato, evidentemente una quota significativa di consumatori comincia a richiedere questa specifica.
Ci si può fidare delle dichiarazioni dei produttori, che vantano l’assenza di ingredienti di origine animale?
Tendenzialmente sì.
Per il semplice fatto che la SPECIFICA DI UN INGREDIENTE NON DERIVATO DA ANIMALI è sostanzialmente a costo ZERO per il produttore di cosmetici.
In sostanza il produttore di cosmetici che sceglie di non utilizzare ingredienti di origine animale ha quasi sempre disponibili ingredienti analoghi o con funzionalità analoghe di derivazione vegetale, sintetica o biotecnologica, e per di più, quasi sempre, a costo industriale inferiore.
Il semplice calcolo economico fa sì che se una marca può vendere di più utilizzando come claim l’argomento di non utilizzare ingredienti di derivazione animale, lo farà onorando il claim visto che questa scelta non comporterà sostanziali riduzioni del margine di contribuzione e degli utili.
Questo è l’approccio razionale, che ovviamente non esclude che possano esserci malfattori che per qualche loro ragione dichiarano il falso. Molte marche posizionate nel segmento GREEN dichiarano esplicitamente di non utilizzare ingredienti di derivazione animale o specificano eventuali eccezioni alla regola, ad esempio alcune marche dichiarano di fare un’eccezione per la CERA ALBA (la cera d’api) o il MEL, il miele appunto. I produttori di cosmetici possono imporre, ad esempio, ai fornitori di materie prime che il GLYCERYL STEARATE non sia di origine animale. I produttori di materie prime, visto che facilmente ed economicamente il glyceryl stearate può essere ricavato da oli vegetali o da sintesi chimica, ben felici autocertificheranno che quella materia prima non è un derivato animale, anche se il nome STEAR dal greco significa SEGO, quindi grasso animale. Certamente, un’eventuale scorrettezza del fornitore di materie prime può essere scoperta e individuata solo dai grandi gruppi industriali e da chi può sopportare il costo per eseguire analisi chimiche di controllo sulle materie prime. Il consumatore volendo avere maggiori certezze sull’origine degli ingredienti può evitare a priori tutti gli ingredienti che potrebbero essere di origine animale oppure può cercare una certificazione, ad esempio una certificazione vegan, che segnali come le dichiarazioni del produttore di cosmetici sono state verificate da un ente esterno. La certificazione Vegan non è una certificazione tecnica, certifica infatti la conformità del prodotto con le aspettative del consumatore che intende uniformarsi alle scelte Vegan. Come la certificazione Halal o quella Kosher nel cosmetico, vale nella misura in cui si riconosce un’autorità in grado di definire cosa è Vegan e cosa non lo è. Mentre nelle certificazioni religiose come la Halal o la Kosher questo si riconduce al ruolo di Imam e Rabbini, nel mondo Vegan questa “autorità” non esiste. Questo ha comportato la nascita di molteplici CERTIFICAZIONI VEGAN con differenziazioni nazionali o ideologiche (il fenomeno dello Strict Vegan ovvero del VEGAN più oltranzista che non riconosce alcune delle scelte della maggioranza VEGAN). Anni fa incontrai a un congresso USA un certificatore VEGAN che valutava i produttori del cosmetico anche sul fatto che i titolari della società o le maestranze fossero VEGAN, mi faceva notare come la maggioranza delle aziende certificate da un altro ente di certificazione non erano affatto VEGAN in quanto i titolari non erano neppure vegetariani. Non so che fine abbiano fatto le loro certificazioni, ma nel baillame di possibili marchi per dare al consumatore questo tipo di informazione personalmente accrediterei la certificazione rilasciata dalla VEGAN SOCIETY inglese. |
Il marchio della certificazione dovrebbe comparire sul prodotto e nella pubblicità e mentre alcune certificazioni riportano l’elenco di tutti i marchi certificati.
(http://vegan.org/certify/companies-and-websites/), per alcune la ricerca è più complessa.
Nel sito della VEGAN SOCIETY cercando prodotti che aderivano allo standard “Animal-free” del mercato cosmetics and toiletries, ne ho trovati 174. A parte VERDESATIVA , non so quali marchi italiani sono certificati.
MARCHI CERTIFICATI DALLA VEGAN SOCIETY UK
La certificazione VEGAN non è una certificazione che assicura che gli ingredienti cosmetici non siano stati testati su animali.
Concludendo:
il consumatore che cerca cosmetici “Animal Free”.
- · può utilizzare cosmetici che il produttore dichiara apertamente senza derivati animali,
- · può evitare di utilizzare qualunque cosmetico che contiene ingredienti che dall’INCI possono essere derivati da animali,
- · può comprare cosmetici certificati VEGAN.
Rodolfo Baraldini