RAGADI
- Categoria: Salute
- Pubblicato: Lunedì, 18 Aprile 2016 00:00
- Scritto da ADMIN
L’inverno appena terminato, soprattutto se non ci si è curati di mantenere idratata la pelle, ci ha lasciato dei fastidiosi taglietti che faticano a guarire, le cosiddette ragadi.
Esistono, tuttavia, dei rimedi naturali che ci aiutano a vincere la partita. Perciò leggiamo con attenzione il seguente articolo.
Quando si parla di ragadi ci si riferisce a quei piccoli tagli longitudinali o ulcere della pelle che nella maggior parte dei casi compaiono come fessure superficiali abbastanza dolorose e difficili da curare in breve tempo. A seconda della tipologia di ragade e della zona interessata, possono presentare una sintomatologia più o meno grave, accompagnata da manifestazioni dolorose di media e alta entità, bruciori, prurito e a volte sanguinamento. Esistono, infatti, diversi tipi di ragadi, anche se le più comuni sono: le ragadi su dita e mani, ma possono venire anche su piedi e talloni, al seno – specie quando si allatta, e infine ci sono quelle anali
Le cause delle ragadi
Nella maggior parte dei casi, la ragade è causata da un’eccessiva secchezza della pelle, dall’ispessimento dei tessuti, ma anche da fattori di origine psicosomatica (stress), infettiva o degenerativa dei tessuti. Le ragadi al seno, invece, sono per lo più causate dall’allattamento o da errate prescrizioni infermieristiche, mentre le ragadi anali – molto comuni e più complesse da trattare – dipendono da un’eccessiva dilatazione del canale rettale che stira i muscoli e provoca lacerazioni durante l’evacuazione. Nei casi più gravi, inoltre, le ragadi possono diventare croniche poiché non guariscono spontaneamente e non rispondono a nessuna terapia, e lì si interviene chirurgicamente.
Prevenzione e cura delle ragadi
I metodi più efficaci per il trattamento e la prevenzione delle ragadi variano in base alla sua tipologia. In generale, però, è importante mantenere sempre ben idratata la pelle, sopratutto nella stagione invernale, adottare un regime alimentare ricco di fibre, vitamine e liquidi per avere i tessuti elastici. In caso di ragadi anali o al seno, è sempre bene consultare il medico di base per ricevere una corretta indicazione terapeutica ed evitare complicazioni più gravi.
L’aspetto più rischioso delle ragadi è rappresentato dalla possibilità di infezione: le zone lacerate sono delle vere e proprie ferite aperte che se attaccate da batteri possono degenerare in infiammazioni o infezioni più serie. E’ bene dunque mantenere le zone interessate pulite e ben idratate utilizzando creme cicatrizzanti ed emollienti o dei cerotti protettivi specifici. Con le giuste cure e tutte le attenzioni del caso, le ragadi regrediscono nel giro di 15-20 giorni.
Rimedi naturali per le ragadi
Oltre ai classici metodi farmacologici, esistono diversi rimedi naturalidi comprovata efficacia che possono essere adottati per prevenire e curare le ragadi nelle diverse zone del corpo in cui tendono a manifestarsi.
- Ragadi a mani e piedi: è possibile utilizzare delle pomate cicatrizzanti antibatteriche a base di ippocastano e vasellina che idratano la pelle e proteggono le ulcere dagli agenti esterni. Un metodo casalingo, invece, prevede l’utilizzo di una miscela di acqua calda e bicarbonato da applicare direttamente sulle ferite e asciugare delicatamente con un panno pulito. Per idratare la pelle secca di mani e piedi, inoltre, è possibile ricorrere anche alla buccia di banana matura da far agire per qualche minuto sulla ragade. Particolarmente adatto al trattamento delle ragadi alle mani è l’olio di tea tree da applicare e massaggiare fino al completo assorbimento, una o due volte a giorno (ne basta 1 goccia). Il trattamento può essere completato con una crema alla calendula che stimola la cicatrizzazione dei tessuti. Per le ragadi ai piedi, infine, si può applicare una crema a base di olio di timo e amido di riso (2 volte al giorno) che restituisce elasticità e idratazione alla pelle inspessita e lacerata.
- Ragadi al seno: possono essere prevenute con l’applicazione quotidiana del burro di karité, ottimo per preparare il seno all’allattamento durante l’ultimo trimestre di gravidanza. Applicato su capezzoli e areole, i burro di karitè svolge una funzione protettiva, nutriente ed emolliente e aiuta a prevenire le infiammazioni e le ragadi tipiche dell’allattamento. In generale, il rimedio naturale per eccellenza in fatto di ragadi al seno è l‘olio di iperico che frizionato sui capezzoli con un batuffolo di cotone mantiene la zona interessata ben asciutta ed elastica per tutta la giornata. L’utilizzo dell’olio di iperico è abbinabile all’olio di mandorle dolci per la detersione del seno e l‘aloe vera in gel.
- Ragadi anali: bisogna partire da una dieta ricca di fibre e acqua per consentire un regolare transito intestinale e ammorbidire le feci. La compattezza di queste ultime nei soggetti stitici o con difficoltà ad evacuare, è la principale causa delle lacerazioni che si verificano nel tratto ano-rettale. Per ammorbidire le feci e facilitarne l’espulsione, esistono diversi preparati erboristici ad uso interno ed esterno a base di semi di lino, malva, piantaggine e altea che contengono mucillagini e altri principi emollienti e cicatrizzanti. Molto utile è anche l’aloe vera in gel che applicata più volte al giorno direttamente sulle ragadi svolge un’azione antinfiammatoria, antimicotica e immunostimolante davvero notevole. Anche la calendula, in gel o pomata, è molto indicata per stimolare la guarigione delle lesioni e distendere i tessuti. La calendula può essere utilizza anche in tintura madre, diluendo 20 gocce in mezzo bicchiere d’acqua e procedendo a dei lavaggi. Analogamente, la tintura madre di arnica spennellata direttamente sulle zone interessate è indicata per il trattamento delle ragadi anali.
Ricordate che in caso di ragadi croniche o di lacerazioni importanti a carico dell’ano e del seno è fondamentale il parere del medico o dello specialista e che qualsiasi rimedio naturale per la cura delle ragadi deve essere ben ponderato anche in virtù della storia clinica del paziente, della gravità del disturbo e delle possibili interazioni con altri farmaci.
Erika Facciolla