PANACE DI MANTEGAZZA
- Categoria: Salute
- Pubblicato: Sabato, 04 Agosto 2018 00:00
- Scritto da Maria Grazia Sereni
Non sempre le piante ci sono amiche. Leggere per credere!
Gravi ustioni e, nel caso di contatto con gli occhi, anche cecità. La Panace di Mantegazza torna a far parlare di sé dopo che, negli Stati Uniti, un ragazzo diciassettenne ne è rimasto gravemente colpito alle braccia e al volto. Ma perché può essere così rischioso anche solo sfiorare questa pianta tossica?
La sua pericolosità è testimoniata proprio dalla “disavventura” di Alex Childress di Spotsylvania, in Virginia, al quale, impegnato nel suo lavoro estivo di giardinaggio, è caduto sul viso un ramo tagliando dei cespugli.
“Ho tagliato un cespuglio e quando il ramo è caduto mi ha toccato la faccia. Non ci ho fatto molto caso perché con questo tipo di lavoro mi capita spesso”, racconta Alex, spiegando che non sapeva di aver toccato la Panace di Mantegazza che, tra l’altro, si trova in diverse località della Virginia.
Originaria del Caucaso, la Panace di Mantegazza può causare ustioni, vesciche e cecità anche solo sfiorandola.
“Pensavo di avere una brutta scottatura. Sono entrato nella doccia e la mia faccia ha cominciato a sbucciarsi. Mia madre (infermiera, ndr) ha detto che avevo ustioni di terzo grado sulla faccia e sulle braccia”.
È seguita la corsa in ospedale e poi al centro ustioni, dove hanno messo Alex sotto una doccia di un’ora e mezza, un intervento utile a ridurre il livello di ph e ripulire la pelle interessata da ustioni di secondo e terzo grado. Nel corso degli accertamenti gli specialisti hanno trovato linfa nel corpo del teenager al quale è stata vietata l’esposizione ai raggi solari, che potrebbero causare conseguenze peggiori.
La Panace di Mantegazza rientra nella famiglia delle ombrellifere e può superare i 2 metri di altezza. Ha grandi foglie i cui piccioli sono ricchi di aculei ed è una pianta che dal Caucaso fu portata in Europa a scopo ornamentale.
Ad oggi, la si trova in alcune regioni del Nord Italia con diffusione lungo i corsi d’acqua, nei prati e nei luoghi incolti. E' presente soprattutto in Lombardia (l’Orto Botanico di Bergamo la segnala in Val Seriana, tra Ponte Nossa e Clusone), ma anche in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, e più raramente Veneto e Trentino.
Germana Carillo