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AREA DI LETTURA DELLE PAROLE

  • Categoria: Scienze
  • Pubblicato: Mercoledì, 02 Ottobre 2024 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

L’area di lettura delle parole è incuneata tra regioni cerebrali che aiutano a riconoscere gli oggetti della vita quotidiana. Per la precisione, è adiacente a una regione prossima all’orecchio sinistro i cui neuroni ci aiutano a riconoscere gli oggetti associati a strumenti.

Sul lato opposto, vicino alla linea mediana del cranio, c’è una regione che riconosce i volti, i paesaggi e oggetti come le case.

All’aumentare dell’attivazione dell’area di lettura in risposta alle parole, tuttavia, diminuisce l’attivazione in risposta a volti, case e strumenti. È come se la lettura di una parola entrasse in competizione con il riconoscimento di altri oggetti.

I neuroni di questa regione hanno una capacità speciale legata all’invarianza, una proprietà importante della nostra vista. L’invarianza fa sì che riusciamo a riconoscere un oggetto a prescindere dalle sue dimensioni o da come è orientato. L’immagine di un bicchiere di vino sulla nostra retina cambia a seconda di come lo osserviamo - di fianco, dall’alto, dal basso vicino o da molto lontano - ma lo riconosciamo sempre come un bicchiere. I neuroni vicini all’area di lettura delle parole riconoscono gli oggetti in maniera invariante, attivandosi in maniera indipendente dalle loro dimensioni o dalla loro orientazione. L’essenza dell’invarianza è proprio questa.

L’invarianza è cruciale per il riconoscimento delle lettere e delle parole. È la ragione per cui riconosciamo una parola anche se le sue dimensioni variano di un fattore 50 e a prescindere dalla zona della retina su cui cade la sua immagine. È anche la ragione per cui riconosciamo tanto le parole scritte a mano quanto quelle stampate, in centinaia font diversi. E l’invarianza, infine, è la ragione per cui riconosciamo parole maiuscole (GRANDE) o minuscole (grande), anche se molte lettere maiuscole non assomigliano alle loro controparti maiuscole: la G, ad esempio, è molto diversa dalla g.

(dal libro “Le belle addormentate” di Andreas Wagner)