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ARROGANZA

  • Categoria: Racconti
  • Pubblicato: Giovedì, 24 Aprile 2014 00:00
  • Scritto da Maria Grazia Sereni

arroganza

La direttrice del plesso scolastico mi chiama per comunicarmi che mio figlio ha di nuovo litigato con i compagni di classe. Di conseguenza è stato punito, questa volta con un giorno di sospensione.

“Signora,” mi consiglia, “sarebbe bene che consultasse un buon terapeuta perché, se il ragazzo continuasse nei suoi atteggiamenti arroganti, saremmo costretti a espellerlo da scuola in maniera definitiva.”

Questa non ci voleva!

Mio marito e io lavoriamo tutto il giorno e non abbiamo molto tempo da dedicare a un ragazzo problematico. Inoltre, nessuno di noi due ha la minima idea di che cosa sia successo al nostro Matteo: è sempre stato un ragazzino tranquillo, almeno fino a quando ha incontrato Nicola. Da allora la sua vita è peggiorata e, purtroppo, anche la nostra.

Parlerò del problema con mio marito questa sera dopo cena. Anzi sarebbe meglio

coinvolgere anche Matteo, ci dovrà pur spiegare, una buona volta, che cosa gli passa per la testa!

Sono stufo marcio di frequentare questo schifo di scuola. La prof dice che se continuo così mi espellono. Bene. Che lo facciano.

Spero che a casa non ci sia nessuno, non ho voglia di sentire le solite menate di mamma o papà. Che cosa ne sanno loro di come mi sento io, di chi sono, di cosa mi frulla nella testa? Sono solo capaci di pensare a sé stessi. Mai una volta che mi abbiano ascoltato quando parlavo: o non hanno tempo o non gli interessa un cacchio di me. Ma io me ne fotto di loro, mi faccio gli affari miei e coltivo le mie amicizie.

“Pronto? Ciao Ni. Sei libero? Mi hanno appena dato un giorno di sospensione a scuola. Visto che non ho voglia di tornare a casa, pensavo che ci possiamo vedere e combinare qualcosa insieme. Allora?”

“Adesso sono a letto con Paola. Mi potrei liberare per il pomeriggio. Ti va bene?”

“No, non fa niente. Buon divertimento!”

E ora che cosa faccio?

Ah, potrei andare alla Rinascente e cercare di fregare qualcosa. La volta scorsa con Nicola abbiamo arraffato una decina di snack dolci. Ora che ho imparato la tecnica, voglio tentare da solo.

“Pronto, buon giorno signora. Lei è la madre di Matteo Pescante?”

“Sì, è successo qualcosa a mio figlio?”

“Non proprio. La prego di venire al comando di polizia in via Spalletti. Al più presto per favore.”

Santo cielo, che cosa avrà combinato ancora quel benedetto ragazzo?

Entro nella stanza del comandante dove Matteo è seduto a testa alta e con aria strafottente.

“Si accomodi signora. Suo figlio è stato arrestato per aver rubato un paio di jeans e una felpa alla Rinascente.”

“Ma... ma non è possibile! Avete le prove?”

“Sì, è stato ripreso da una telecamera di controllo. Comunque la direzione è disponibile a chiudere un occhio se lei si impegna a corrispondere il prezzo relativo.”

“Sì, sì. Certamente! Che cosa faccio? Pago a lei? Di quanto si tratta?”

“No, deve recarsi alla Rinascente, chiedere del direttore che le farà avere anche lo scontrino.”

“Grazie, grazie mille e scusate per il disturbo,” piango come una bambina, trascinando via il mio ragazzo.

Alla Rinascente siamo maltrattati dal direttore che mi comunica di aver preso quella decisione perché Matteo è un ragazzo molto giovane. Ma: “Se la cosa dovesse ripetersi, noi non potremo che confermare la denuncia di furto.”

“Grazie, grazie mille e scusate tanto per quanto è accaduto.”

A casa cerco di parlare con Matteo, ma lui si nega a qualsiasi tipo di comunicazione, anche visiva, girandomi le spalle e giocando col computer.

Immersa nei miei pensieri stendo sul letto i jeans e la felpa incriminati, ma Matteo sbotta: “Buttali via, non li voglio, manco mi piacciono!”

“Come non ti piacciono, ma se li hai rubati per averli! Non capisco.”

“Cosa vuoi capire tu. Li ho presi così, tanto per fare qualcosa. È una bella sensazione riuscire a fregare gli altri!”

“Significa che non è la prima volta?” tremo.

“Ah, ah, ah,” si sganascia Matteo, “e non sarà neanche l’ultima!”