TENCEL
- Categoria: Veganesimo
- Pubblicato: Domenica, 13 Marzo 2016 00:00
- Scritto da ADMIN
Sul sito di GreenMe ho trovato il seguente articolo, molto interessante per noi vegani. Sembra, infatti, che il tencel sia una fibra non inquinante per l’ambiente e priva di crudeltà verso gli animali.
Il tencel trova applicazione soprattutto nell'abbigliamento, nei tessuti per la casa e addirittura nelle prodotti cosmetici tessili, in particolare nelle maschere viso, come "conduttore di principi attivi" .
Cos'ha di così innovativo? In realtà è già qualche anno che è in uso, ma di recente i risultati a livello moda si sono evoluti e anche chi sceglie di vestire green può trovare capi "stilosi"e fashion.
Quello che colpisce subito del tencel è la setosità al tatto. Morbido, leggero, soffice.
Ha un ottima gestione dell'umidità, la assorbe e la rilascia, è traspirante, fresco d'estate e caldo d'inverno.
Grazie a tale capacità è un tessuto che si rivela antibatterico e non irritante, confortevole e adatto anche alle pelli più sensibili.
Questi sono i vantaggi per il consumatore.
Vediamo ora i vantaggi per l'ambiente, quindi la sua sostenibilità.
Innanzitutto la pianta di eucalipto cresce molto rapidamente ( 20 m in 6 anni circa).
La sua coltivazione non necessita dell'utilizzo di pesticidi, insetticidi o fertilizzanti e crescendo su terreni non adatti ad agricoltura, non toglie spazio a colture alimentari.
Per irrigarlo basta l'acqua piovana ( il cotone ha bisogno invece di 15 volte l'acqua dell'eucalipto).
Infine la resa di quest'ultimo è 10 volte il cotone. Per realizzare 10 t-shirt, per esempio, bastano circa 6 m di piantagione.
Il tencel può definirsi una fibra naturale/artificiale perchè proviene dal legno, ma viene industrialmente trasformata in fibra.
Il tutto però avviene attraverso un processo ecologico, a basso impatto ambientale e a ciclo chiuso, cioè l'acqua e il solvente impiegato vengono recuperati, riciclati e rientrano così nel ciclo produttivo.
Come avviene in breve tale processo?
Dal legno viene estratta la cellulosa e poi dispersa in una soluzione di acqua e solvente organico NMMO e in essa trattata più volte, fino alla filtratura, pressatura e filatura in filiera.
Da qui si ottiene il filo che è biodegradabile.
Il solvente non tossico, di natura organica, viene recuperato per circa il 99% e riutilizzato nel processo produttivo appunto. Le emissioni residuali vengono degradate in impianti ecologici di depurazione.
Se poi il processo produttivo continua con una tintura dei tessuti a base solo di erbe, certificata GOTS e una stampa realizzata con colori a base d'acqua, si ottiene un prodotto sicuro e a prova di fastidiose allergie.