Nella solitudine il solitario divora sé stesso, nella moltitudine lo divorano in molti. Ora scegli.
Nietzsche
Gli esperimenti effettuati su lattanti, bambini e adulti rivelano che tutti possediamo due capacità numeriche innate o che maturano nella prima infanzia. Entrambe quantificano la numerosità, cioè il numero di elementi in un insieme di oggetti. La prima ci permette di contare numeri limitati di oggetti in maniera istantanea e senza renderci conto che stiamo contando, ed è nota come subitizzazione, dal termine latino subitus, improvviso. La subitizzazione funziona fino a 3 o 4 oggetti senza alcun addestramento.
Pur sapendo che l’acqua di mare è salata e mi potrebbe nuocere, bevo ugualmente: ho troppa sete. Di lì a qualche minuto però, vomito tutto quello che il mio stomaco contiene, cioè acqua marina.
Sono affamato, assetato e stremato dai tanti chilometri percorsi in cerca di una casa accogliente.
Con una sensazione di testa vuota mi aggiro per il porto in cerca di qualche scarto di pesce che non trovo. È molto probabile che qualcun altro abbia già fatto pulizia.
All’improvviso appaiono davanti a me due gambe umane. Alzo lo sguardo annebbiato e incontro un paio di occhi giovani e pietosi. Miagolo una lieve richiesta di aiuto e attendo.
Fortunatamente non a lungo. Il mio nuovo amico mi raccoglie e mi porta via con sé.
Non avrei mai immaginato, neppure nei miei sogni più audaci, di salire su una barca. Anzi, qualcosa di più di una barca, forse una nave.
Leggi tutto: IL GATTOSARDO
Spesso è necessario tagliare le unghie al gattino, unghie che crescono in un micetto giovane rapidamente e molto curve.
La curvatura delle unghie nel piccolo è pericolosa perché durante il gioco il nostro tesoro potrebbe rimanere impigliato in tappeti, tende, divani e altro.
Durante il tentativo di liberarsi a quel punto il micetto, giovane e inesperto, è facile che si procuri danni alle articolazioni.
Un ramo piccolo dell’albero della vita ha dato origine a un gruppo di specie di pesci antartici dal nome complicato: nototenioidei.
Sorprendentemente questi pesci prosperano a temperature inferiori allo zero, alle quali i cristalli di ghiaccio possono penetrare attraverso le cellule e i tessuti come lame e sopravvivono grazie a speciali proteine che hanno avuto origine più di 22 milioni di anni fa e che impediscono la crescita dei cristalli di ghiaccio.
Le proteine antigelo sono un’innovazione importante come nessun’altra eppure sono passati altri 10 milioni di anni prima che i pesci iniziassero a differenziarsi.
(dal libro “Le belle addormentate” di Andreas Wagner)
La fisica moderna ci impressiona particolarmente con la verità della vecchia dottrina che ci insegna che ci sono realtà al di là della nostra percezione sensoriale, e che ci sono problemi e conflitti in cui quelle realtà sono per noi molto più importanti dei tesori più ricchi del mondo dell’esperienza.
Max Planck
Se lo zigote (la prima cellula dell’organismo) e la morula (le successive 16 cellule) riescono a produrre tutti gli altri tessuti del corpo, al contrario ognuno dei foglietti germinativi che costituiscono il feto riesce a generare soltanto specifici tipi cellulari: l’endoderma potrà differenziarsi nelle cellule dei vasi sanguigni, il mesoderma nelle cellule muscolari e l’ectoderma nei neuroni.
(dal libro “Non tutto è scritto nel DNA” di Gianvito Martino e Jacopo Lo Grasso)
Coerenza, quando giunse il momento, diede alla luce due gemelle: Intransigenza e Tolleranza.
Faticò molto ad allattarle, faticò ancora di più a svezzarle ed era stremata quando le piccole iniziarono a frequentare la scuola materna.
Piano piano Coerenza si riprese, tanto che, arrivata l’estate di cinque anni dopo, era già in piena forma.
Allora portò le sue figlie al mare.
Tolleranza era una bambina tranquilla, sempre sorridente e gentile con tutti.
Oggi parliamo del flehmen, l’organo vomero-nasale, che permette al gatto di percepire i feromoni.
Sappiamo tutti che i mici, se vagano liberi all’esterno o anche quando siano introdotti in un ambiente sconosciuto, la prima cosa che fanno è quella di annusare tutti i nuovi odori. Ma, se notate micio che socchiude la bocca, ritrae il labbro superiore, compie brevi ispirazioni e appoggia la lingua sul palato, allora il nostro beniamino sta mettendo in funzione il flehmen che si trova sul pavimento delle cavità nasali e comunica con la cavità orale attraverso un condotto situato dietro gli incisivi.
I macachi cinomolghi che vivono nei pressi di un tempio buddista in Thailandia utilizzano i capelli umani come filo interdentale.
(dal libro “Le belle addormentate” di Andreas Wagner)
Quando siete felici, fateci caso.
Kurt Vonnegut
L’area di lettura delle parole è incuneata tra regioni cerebrali che aiutano a riconoscere gli oggetti della vita quotidiana. Per la precisione, è adiacente a una regione prossima all’orecchio sinistro i cui neuroni ci aiutano a riconoscere gli oggetti associati a strumenti.
Sul lato opposto, vicino alla linea mediana del cranio, c’è una regione che riconosce i volti, i paesaggi e oggetti come le case.
All’aumentare dell’attivazione dell’area di lettura in risposta alle parole, tuttavia, diminuisce l’attivazione in risposta a volti, case e strumenti. È come se la lettura di una parola entrasse in competizione con il riconoscimento di altri oggetti.
I neuroni di questa regione hanno una capacità speciale legata all’invarianza, una proprietà importante della nostra vista. L’invarianza fa sì che riusciamo a riconoscere un oggetto a prescindere dalle sue dimensioni o da come è orientato. L’immagine di un bicchiere di vino sulla nostra retina cambia a seconda di come lo osserviamo - di fianco, dall’alto, dal basso vicino o da molto lontano - ma lo riconosciamo sempre come un bicchiere. I neuroni vicini all’area di lettura delle parole riconoscono gli oggetti in maniera invariante, attivandosi in maniera indipendente dalle loro dimensioni o dalla loro orientazione. L’essenza dell’invarianza è proprio questa.
L’invarianza è cruciale per il riconoscimento delle lettere e delle parole. È la ragione per cui riconosciamo una parola anche se le sue dimensioni variano di un fattore 50 e a prescindere dalla zona della retina su cui cade la sua immagine. È anche la ragione per cui riconosciamo tanto le parole scritte a mano quanto quelle stampate, in centinaia font diversi. E l’invarianza, infine, è la ragione per cui riconosciamo parole maiuscole (GRANDE) o minuscole (grande), anche se molte lettere maiuscole non assomigliano alle loro controparti maiuscole: la G, ad esempio, è molto diversa dalla g.
(dal libro “Le belle addormentate” di Andreas Wagner)